Tito Pellicciotti
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Tiziano Pellicciotti, conosciuto da tutti come Tito, nasce il 2 dicembre 1871 a Barisciano, un piccolo borgo ai piedi del Gran Sasso, nel cuore dell’Abruzzo. Figlio dello scultore Carlo Pellicciotti e di Maria Tomassetti, cresce in una famiglia dove l’arte è parte della quotidianità. È proprio il padre a introdurlo alla scultura e alla pittura, trasmettendogli fin da giovane la passione per il disegno e la forma.
Dopo un primo apprendistato in casa, si iscrive alla Scuola di Belle Arti dell’Aquila, dove ha modo di studiare sotto la guida di Teofilo Patini, uno dei più importanti pittori veristi dell’Italia post-unitaria. È un ambiente vivace e culturalmente fertile, dove Pellicciotti comincia a definire la propria sensibilità artistica.
A soli diciannove anni decide di trasferirsi a Napoli, attratto dal fermento culturale della città e dall’alto livello dell’Accademia di Belle Arti. Qui frequenta i corsi di due grandi protagonisti della pittura ottocentesca: Domenico Morelli, con la sua pennellata intensa e spirituale, e Filippo Palizzi, maestro del naturalismo e dell’osservazione attenta della natura. L’influenza di entrambi lascia un segno profondo nella sua formazione.
Terminati gli studi, Tito fa ritorno a Barisciano, rientrando in quel mondo rurale che aveva lasciato, ma che ora osserva con occhi più maturi e consapevoli. In Abruzzo entra in contatto con il vivace cenacolo artistico che si raccoglie attorno a Francesco Paolo Michetti, e che vede tra i suoi frequentatori anche Gabriele d’Annunzio, oltre ai pittori Pasquale e Raffaello Celommi. Questo clima lo stimola a sviluppare un linguaggio pittorico personale, radicato nella realtà popolare e contadina del suo territorio.
Nel 1911, viene richiamato alle armi per partecipare alla guerra italo-turca in Libia. Durante la campagna nordafricana, approfitta dei momenti di pausa per dipingere scorci esotici e scene di vita locale, lasciandosi affascinare dai colori e dalle atmosfere orientali.
Tornato in patria, riprende la sua attività di pittore. Si dedica con costanza alla rappresentazione della vita agreste abruzzese, con uno sguardo partecipe e sincero, vicino al realismo sociale ma senza mai indulgere nel patetico. Le sue opere raccontano la fatica e la dignità della gente comune, i volti segnati dal tempo, i paesaggi aspri ma autentici della sua terra.
Pur non avendo una carriera espositiva particolarmente estesa a livello nazionale, riesce a vivere del suo lavoro grazie a numerose commissioni locali e all’apprezzamento sincero della comunità abruzzese. Muore nel suo paese natale, Barisciano, nell’aprile del 1950, lasciando dietro di sé un’eredità fatta di verità pittorica, amore per la propria terra e un profondo rispetto per l’animo umano.
Valutazioni opere Tito Pellicciotti
L’universo pittorico di Tito Pellicciotti si radica profondamente nella quotidianità rurale dell’Abruzzo, una terra che l’artista ha amato e raccontato per tutta la vita. Le sue tele, animate da contadini, stalle e animali da pascolo, rappresentano un microcosmo popolare filtrato dallo sguardo partecipe e affettuoso di chi ne conosce ogni dettaglio. Per comprendere e valutare le sue opere, è essenziale partire da questa autenticità.
Pellicciotti si specializza nella rappresentazione di scene campestri, con particolare attenzione agli animali tipici dell’ambiente contadino: asini, vacche, pecore, spesso raffigurati in contesti intimi, come l’interno di una stalla o al pascolo con i pastori. L’asinello, in particolare, diventa uno dei protagonisti ricorrenti della sua produzione, simbolo di laboriosità, umiltà e legame con la terra.
La sua pittura, influenzata dallo stile e dai temi di Francesco Paolo Michetti, presenta affinità sia nei soggetti sia nella resa cromatica. Tuttavia, mentre Michetti talvolta esplora il pathos e la teatralità, Pellicciotti mantiene un tono più sommesso e quotidiano, preferendo raccontare la realtà senza retorica né denuncia sociale. Le sue opere sono narrazioni visive che restituiscono la dignità e la semplicità della vita rurale.
I dipinti sono spesso aneddotici, veri e propri frammenti di vita contadina: bambini seduti accanto agli animali, contadini in pausa, greggi che attraversano i sentieri montani. Le figure sono realizzate con una pittura vivace e “macchiettistica”, che privilegia l’impressione e il colore alla definizione dei dettagli, restituendo così atmosfere calde e familiari.
Durante la sua breve esperienza in Libia, nel contesto della guerra italo-turca, Pellicciotti si avvicina anche alla pittura orientalista. Nascono così opere come Carovana di cammelli e Carovana nel deserto, in cui il paesaggio africano diventa protagonista. In questi dipinti, pur rimanendo fedele alla sua visione narrativa, l’artista sperimenta una tavolozza più calda e tonalità sabbiose, aprendo una parentesi esotica nel suo percorso.
Valutare le opere di Tito Pellicciotti significa riconoscere il valore della memoria visiva che esse custodiscono. Ogni quadro è un omaggio alla civiltà contadina abruzzese, rappresentata non come un mondo perduto, ma come un universo ancora vivo e pulsante, fatto di gesti antichi, silenzi condivisi e paesaggi scolpiti dal tempo. La sua arte, più che cercare l’eccezionale, celebra il quotidiano — e proprio per questo, conserva una forza e un’autenticità che ancora oggi emozionano.
Quotazioni Tito Pellicciotti
In media, i quadri più comuni di Tito Pellicciotti, come interni di stalle o scene di bambini con animali, hanno quotazioni comprese tra i €200 e i €1.000, a seconda della qualità dell’opera. Queste cifre contenute, vengono superate unicamente dai lavori più significativi: opere con analogie alla pittura di Michetti o i migliori dipinti orientalisti, che possono superare i €1.500. Si tratta di valori piuttosto bassi, ma coerenti con l’attuale mercato per i suoi quadri.
Il record di vendita per un dipinto di Tito Pellicciotti risale al 1992, quando il suo dipinto Giovani musicisti fu comprato per €6.449. L’opera, rappresentativa del suo universo pittorico, ritrae due umili bambini della realtà popolare abruzzese intenti a suonare, ma questo risultato è ormai lontano dalle quotazioni odierne.





