Antonio Donghi
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Antonio Donghi: vita e percorso artistico
Antonio Donghi nasce a Roma nel 1897, in una famiglia segnata da tensioni profonde. Il padre Lorenzo, commerciante di tessuti originario di Lecco, e la madre Ersilia de Santis, si separano quando Antonio è ancora bambino. Questo evento imprime nella sua vita una traccia di solitudine precoce che tornerà, come eco visiva, in molte delle sue opere. Mandato in collegio, lontano dagli affetti e dalla sua città, Donghi sviluppa un mondo interiore fatto di osservazione silenziosa e rigore. Proprio in quegli anni difficili inizia a trovare nell’arte il suo rifugio, trasformando l’isolamento in sguardo.
La pittura di Donghi si afferma come uno dei primi esempi di Realismo Magico italiano. Già dal 1922, la sua cifra stilistica si distingue per una minuzia quasi ossessiva nei dettagli unita a una straniante semplicità delle composizioni. Le sue figure, i suoi oggetti, i suoi paesaggi sembrano immobili, sospesi in un tempo irreale: una forma di atemporalità che lo avvicina alle suggestioni della Metafisica. In opere emblematiche come Donne con chitarra o Donna alla toeletta del 1930, Donghi cattura gesti quotidiani e silenzi densi, restituendo immagini che sembrano appartenere tanto al sogno quanto alla realtà.
La sua tecnica, spesso accostata al realismo fotografico o all’iperrealismo, ha però qualcosa di irriducibilmente personale. I contorni netti, l’assenza di movimento, la semplicità delle forme rimandano a un mondo dove tutto è calmo, ma mai banale. La magia di Donghi sta nel rendere eloquente ciò che è fermo. Nei Pescatori degli anni ’30, ad esempio, ogni elemento – la figura, il fiume, il pesce – è congelato in una sorta di tempo cristallizzato, che sospende la narrazione e invita alla contemplazione.
Anche le nature morte di Donghi rispecchiano questo approccio. Le composizioni con strumenti musicali, dipinte nel 1936 e nel 1942, appaiono geometrizzate, quasi scolpite nella tela. In queste opere emerge una forma di innocenza apparente, che potrebbe indurre a parlare di stile “naïf”, ma sarebbe un errore: Donghi non è un artista ingenuo, bensì colto, meticoloso, profondamente consapevole del suo lessico pittorico. I suoi riferimenti sono illustri: Caravaggio per la luce, Longhi per la costruzione delle scene, Ingres per la purezza della linea.
La sua carriera artistica si sviluppa in modo coerente e indipendente, lontano dalle mode ma sempre attenta al dialogo con la tradizione. Dopo la sua prima mostra personale a Roma negli anni ’20, Donghi espone alla celebre Galleria Pesaro di Milano, all’interno della mostra “Venti artisti italiani” curata da Ugo Ojetti. Qui il suo nome compare accanto a quello di Giorgio de Chirico, Virgilio Guidi, Felice Casorati, Mario Tozzi e altri protagonisti della pittura italiana del tempo.
Nel 1926 porta le sue opere oltre oceano, partecipando a mostre negli Stati Uniti e successivamente a Parigi, dove entra in contatto con Filippo de Pisis. La sua adesione alla II Mostra del Novecento nel 1929 consolida ulteriormente la sua posizione nel panorama artistico italiano.
Durante gli anni Trenta, Donghi espone a Venezia, partecipando alle Biennali del 1930 e del 1932, e alle Quadriennali romane del 1935 e 1939. Il riconoscimento ufficiale arriva nel 1938, quando viene nominato professore di tecniche pittoriche presso l’Istituto Centrale del Restauro: un ruolo che sancisce il prestigio della sua opera anche sul piano istituzionale.
Negli anni Cinquanta, Antonio Donghi si dedica prevalentemente alla pittura di paesaggi, partecipando alle Biennali del 1952 e 1954, e mantenendo una presenza costante nelle Quadriennali del 1951, 1955 e 1959. Anche se il nuovo clima artistico – dominato dallo scontro tra astrattismo e realismo – tende a emarginare la sua pittura, Donghi prosegue nel suo percorso con coerenza e riservatezza, fedele alla propria visione.
Si spegne a Roma il 16 luglio 1963. Pochi mesi dopo, la galleria “La Nuova Pesa” gli dedica una mostra retrospettiva: un omaggio a un artista che aveva saputo rendere eterno il silenzio, trasformando l’immobilità in mistero. La sua eredità resta viva nei volti sospesi, nei gesti immobili, nelle atmosfere senza tempo che continuano ad affascinare studiosi e collezionisti.
Valutazioni opere Antonio Donghi
Antonio Donghi è uno degli artisti più affascinanti del panorama italiano del Novecento. Maestro indiscusso del Realismo Magico, ha saputo cogliere l’essenza della vita quotidiana trasfigurandola in una dimensione sospesa, poetica, quasi teatrale. Le sue opere sono oggi tra le più ricercate del mercato, non solo per l’eleganza della tecnica ma per quella capacità tutta sua di rendere visibile l’invisibile.
Un mercato in crescita costante
Negli ultimi anni, l’interesse per le opere di Donghi è cresciuto in modo esponenziale. Il mercato dell’arte ha registrato un forte incremento delle quotazioni, con un particolare picco nel 2018, anno in cui è stato stabilito il suo record d’asta. Questa tendenza riflette un rinnovato entusiasmo da parte di collezionisti e investitori, attratti dalla raffinatezza formale e dalla rarefazione simbolica che permeano ogni sua opera.
I soggetti più ricercati
Non tutte le opere di Donghi sono valutate allo stesso modo. Alcuni soggetti, in particolare, riscuotono un interesse maggiore e raggiungono le quotazioni più alte:
Ritratti femminili: Sono tra le opere più ambite. Le donne ritratte da Donghi non sono solo belle, ma misteriose, silenziose, sospese in un’atmosfera onirica. La loro enigmatica presenza è uno dei tratti distintivi dell’artista.
Nature morte: Anche in questo genere Donghi eccelle. Oggetti semplici – frutta, vasi, stoviglie – diventano elementi carichi di significato. La sua straordinaria capacità compositiva li rende vivi, quasi narrativi.
Paesaggi: Sebbene meno quotati rispetto ai ritratti o alle nature morte, alcuni paesaggi possono comunque raggiungere ottimi risultati, soprattutto se rappresentano luoghi riconoscibili, carichi di valore storico o legati a particolari periodi della sua produzione.
L’importanza della datazione e delle esposizioni
Le opere più richieste sono quelle realizzate tra gli anni ’20 e ’40, ovvero durante il periodo d’oro dell’artista. In questi decenni, Donghi ha raggiunto la piena maturità espressiva, partecipando a importanti esposizioni come le Biennali di Venezia e la celebre mostra “Venti artisti italiani” curata da Ugo Ojetti.
La provenienza e le esposizioni passate incidono significativamente sul valore di mercato di ogni singola opera. Un quadro esposto in una mostra importante, documentato e ben conservato, può rappresentare un investimento di alto livello e una rarità per collezionisti esperti.
Una firma che incanta ancora oggi
Il fascino delle opere di Antonio Donghi non accenna a diminuire. Il suo stile sobrio e raffinato, il suo equilibrio tra realismo e astrazione, continuano a emozionare esperti, appassionati e nuovi acquirenti. Ogni sua opera è un frammento di mondo trasfigurato, un invito a rallentare lo sguardo e cogliere l’incanto del dettaglio.
Se possiedi un dipinto o un disegno di Antonio Donghi e desideri conoscerne il valore o valutarne la vendita, contattaci per una consulenza gratuita e riservata. Il nostro team è a disposizione per offrirti una stima professionale basata sull’andamento reale del mercato e sull’unicità della tua opera.
Quotazioni Antonio Donghi
I disegni a matita del pittore hanno valutazioni che in media si aggirano tra i €1.000 e oltre i €4.000, in relazione della qualità e del grado di compiutezza dell’opera. Sono generalmente meno ricercati dei suoi dipinti ad olio ma hanno comunque un loro fascino. Per quanto riguarda i dipinti ad olio, le quotazioni di Antonio Donghi vanno generalmente tra i €10.000 ed oltre i €40.000, con punte di prezzi talvolta superiori per i suoi quadri più importanti.
I ritratti e le nature morte sono tra i soggetti più ricercati e, di conseguenza, sono i lavori che raggiungono i prezzi più elevati. Il record di vendita per un’opera a firma Antonio Donghi è attualmente di circa €212.000, significativo risultato raggiunto nel 2018 per un eccezionale ritratto di donna datato 1933, dalle dimensioni di 50 x 37 cm. Questo evento riflette come negli ultimi 5/10 anni c’è stato un notevole aumento dell’interesse per gli artisti del Realismo Magico.
Si ricorda che i parametri forniti sono puramente indicativi. Per una valutazione specifica del tuo quadro di Antonio Donghi è consigliabile consultare i nostri esperti, specializzati nelle correnti di ritorno all’ordine.





